Categories: Guida Sicura

Davide Montella

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I lunghi viaggi in auto hanno un fascino tutto loro. Si parte con il sole e ci si ritrova a guidare sotto un cielo stellato, o viceversa. È un’esperienza che spesso ci obbliga a guidare e vivere la strada per ore, unendo il giorno alla notte. Ma è proprio in questo passaggio, che il nostro corpo e la nostra mente vengono messi a dura prova.

L’alternanza tra luce intensa e buio profondo non è solo una sfida per la nostra vista, ma anche per il nostro livello di attenzione. Con il passare delle ore, la stanchezza si fa sentire, l’attenzione cala e la concentrazione diminuisce inesorabilmente.

L’adattamento mentale e fisico alla guida prolungata, in condizioni luminose molto diverse tra loro è un aspetto spesso sottovalutato.

Succede spesso di partire con la luce del mattino, attraversando pomeriggi assolati, per poi arrivare a destinazione quando è già buio; o, viceversa, talvolta si comincia a guidare al tramonto fino al sorgere del sole. In entrambi i casi, il corpo e la mente sono sollecitati in modo continuo.

Questo fenomeno deve farci riflettere su quanto sia fondamentale non sottovalutare i segnali del nostro corpo. Fare pause regolari, sgranchirsi le gambe e, se necessario, riposarsi un pò, non sono semplici esigenze, ma una necessità per garantire la nostra sicurezza e quella degli altri. La strada è un luogo che richiede il 100% della nostra presenza, fisica e mentale.

Per comprendere appieno come la stanchezza possa influenzare la guida, è utile analizzare i tre aspetti principali coinvolti in questo processo: la vista, l’attenzione e la fisiologia.

La vista

Il passaggio dalla luce naturale del giorno all’illuminazione artificiale (o viceversa) richiede un forte sforzo di adattamento visivo. La riduzione del contrasto, l’abbagliamento dei fari, la fatica oculare sono fattori che influiscono sulla capacità di percepire l’ambiente e reagire tempestivamente.

L’attenzione

Le ore alla guida riducono progressivamente la vigilanza. Diversi studi condotti sulla “fatica da monotonia” dimostrano che, anche senza sonno, il cervello può abbassare il livello di attenzione in assenza di stimoli forti o in condizioni ripetitive – come appunto la guida notturna in autostrada.

La fisiologia

Cambiare fascia oraria durante il viaggio può alterare i ritmi circadiani. L’organismo subisce variazioni nella temperatura corporea, nella produzione di melatonina e nello stato di veglia, tutto questo impatta sulla reattività, l’umore e la percezione del rischio.

Cosa possiamo fare per guidare meglio, più a lungo e in sicurezza?

  • Programmare pause ogni 2 ore
  • Alternarsi alla guida quando possibile
  • Mantenersi idratati e leggeri nei pasti
  • Evitare di guidare nelle ore in cui si è biologicamente predisposti al sonno (tra le 2 e le 5 del mattino, o nel primo pomeriggio)

La guida, soprattutto quella professionale, non è solo una questione di resistenza. È un’attività complessa che coinvolge percezione, riflessi, capacità di previsione e autocontrollo.

Chi si occupa di mobilità, sicurezza stradale, flotte aziendali o logistica dovrebbe tenere conto anche di questi fattori, spesso invisibili ma determinanti.

E tu, hai mai pensato a quanto cambia la guida dal giorno alla notte?

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